Nanomateriali nel ciclo dei rifiuti, studio Ocse


nanomateriali-studio-ocseL’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha recentemente pubblicato uno studio sui rischi associati alla presenza di nanomateriali all’interno del ciclo di produzione dei rifiuti, basandosi sulle attuali conoscenze scientifiche in materia.

L’utilizzo dei nanomateriali all’interno di prodotti di uso comune sta diventando sempre più significativo e il loro impiego sembra destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni, anche in modo esponenziale, in considerazione della loro versatilità e delle innumerevoli potenzialità legate alle caratteristiche chimico – fisiche delle nanoparticelle.

Attualmente si stima che i nanomateriali siano presenti in più di 1300 prodotti di uso comune; dalle creme solari, ai prodotti tessili antibatterici, agli occhiali da sole, alle racchette da tennis, alle batterie al litio e ai materiali idrorepellenti in genere; inoltre sta assumendo sempre più importanza a livello sanitario e scientifico la possibilità di impiegare la nanotecnologia per scopi medici e terapeutici, sfruttando le caratteristiche di reazione meccaniche dei nanomateriali con le particelle biologiche.

Tuttavia, fino a oggi questi materiali non sono stati oggetto di particolare normativa che ne studi le interazioni e che quindi ne approfondisca e regoli le modalità di manipolazione, etichettatura e smaltimento. Il crescente sviluppo di questa tecnologia ha indotto alcuni enti a intraprendere studi per valutare i rischi connessi all’esposizione ai nanomateriali dovuti alle interazioni chimico – fisiche con la materia biologica e quindi i possibili effetti sugli esseri umani e sull’ambiente.

Lo studio OCSE si propone di fare un primo passo in questa direzione, sollevando dubbi legittimi sull’attuale stato delle conoscenze che non consentono di approcciare l’emergente problema con le cautele dovute e necessarie. È noto che alcuni nanomateriali possiedono caratteristiche potenzialmente tossiche e sebbene siano comunque di natura estremamente diversa e non tutti pericolosi, non è possibile escludere che in considerazione delle loro ridotte dimensioni (da 1nm a 100 nm) possano generare effetti cancerogeni e attraversare alcune barriere biologiche protettive come per esempio la barriera emato-encefalica o quella polmonare, esercitando potenzialmente azioni nocive all’interno dell’organismo.

Queste preliminari considerazioni, e il probabile aumento dell’impiego di nanomateriali, hanno sollevato interrogativi sulla necessità di regolamentarne lo smaltimento, che attualmente è gestito in modo indifferenziato rispetto agli altri rifiuti urbani, e sulle reali capacità di far fronte all’impatto che questo fenomeno potrebbe avere sugli attuali processi di trattamento dei rifiuti.

Lo studio dell’Ocse prende in considerazione due aspetti:

  1. l’analisi dei dati attualmente disponibili nella letteratura scientifica per quattro processi di trattamento dei rifiuti, ossia riciclaggio, incenerimento, deposito in discarica e processi di trattamento meccanico
  2. il monitoraggio dello stato delle conoscenze attuali e degli effetti potenziali dei nanomateriali all’interno questi processi di gestione del ciclo di rifiuti.

I risultati preliminari evidenziano che lo stato attuale delle conoscenze risulta di fatto troppo limitato per poter efficacemente effettuare una valutazione sia dell’impatto che la produzione massiva di nanomateriali estremamente eterogenei potrà avere sui processi di smaltimento, sia sui possibili rischi per la salute dell’uomo e per la salubrità ambientale. Sebbene si evidenzi che alcuni impianti di smaltimento abbiano potenzialmente le caratteristiche tecniche per poter essere modificati in modo da gestire il contenimento o l’espulsione dei nanomateriali dal ciclo dei rifiuti, esistono tuttavia elevati gradi di incertezza derivanti dall’eterogeneità dei rifiuti contenenti nanomateriali, dalle possibili e sconosciute interazioni con rifiuti pericolosi urbani e dalla composizione dei rifiuti stessi.

Le possibili strategie, rivolte a colmare le lacune attuali e finalizzate allo sviluppo di una regolamentazione di questi prodotti che ne definiscano la manipolazione e lo smaltimento in modo sicuro, sono in fase di studio e dovranno necessariamente, come suggerito nei capitoli conclusivi dello studio stesso, tenere in considerazione diversi scenari evolutivi con l’obiettivo di elaborare strumenti utili all’identificazione ed alla quantificazione dei nanomateriali presenti nei processi di smaltimento.

Info: Ministero Salute studio Ocse nanomateriali ciclo rifiuti

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