Dati pesticidi nelle acque, rapporto ISPRA 2016


contaminazione-acqueL’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha emesso un comunicato stampa con i dati relativi al Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2016.

Ogni anno in Italia vengono impiegate 130.000 tonnellate di prodotti fitosanitari, ai quali si aggiungono un numero imprecisato di biocidi il cui utilizzo sfugge ai controlli e al monitoraggio esercitato da ISPRA, sia per quantitativi che per distribuzione geografica.

Data la complessità dell’indagine sulla effettiva distribuzione nell’ambiente dei pesticidi, il rapporto viene elaborato raccogliendo i dati trasmessi dalle agenzie territoriali e dagli uffici delle regioni. Tuttavia, i dati presentati sono lacunosi a causa della difficoltà nel reperire le informazioni da parte di molte regioni italiane.

L’indagine copre il biennio 2013-2014 e riguarda 3.747 punti di campionamento in cui sono state ricercate 365 sostanze (rispetto alle 335 del 2012). Gli esami hanno dato riscontro positivo nel 61% dei casi (224 sostanze trovate), in aumento rispetto alle indagini precedenti in termini di riscontri assoluti (175 trovate nel 2012), come risultato di indagini condotte in modo più efficace e più mirato.

Tra le sostanze maggiormente presenti ci sono gli erbicidi, dato che trova significato nel vasto impiego e nella elevata trasportabilità nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Rispetto alle indagini precedenti, inoltre, sono cresciuti significativamente gli insetticidi e i fungicidi, risultato di una selezione più puntuale sulle sostanze da ricercare.

Per quanto riguarda la contaminazione delle acque, si è riscontato un elevato grado di contaminazione, sia nelle acque di superficie (il 64% dei punti monitorati evidenzia criticità) che nelle acque di profondità (nel 31% dei campioni) che dovrebbero essere naturalmente meno inquinate perché protette da strati di roccia meno permeabili.

Nel 21% dei campioni delle acque superficiali le concentrazioni di contaminanti quali ad esempio il glifosate, il metolaclor e la terbutilazina superano i limiti ambientali di sicurezza, la percentuale delle sostanze che superano questi limiti scende al 7% nelle acque di profondità, nelle quali sono state riscontate tracce di bentazone, terbutilazina e atrazina (oltre ad altri pesticidi in quantità inferiori).

In tutti i campionamenti risulta poi particolarmente evidente la presenza di neonicotinoidi, gli insetticidi più diffusi al mondo e sul territorio nazionale, che alcuni studi indicano come i principali responsabili della morte delle api.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, vi è da premettere che la raccolta dei dati è risultata più capillare nelle regioni settentrionali, e che quindi il quadro complessivo degli esiti è più attendibile e veritiero per queste zone rispetto ad altre meno documentate.

In generale, le regioni più inquinate risultano quelle della pianura padano-veneta (Piemonte, Lombardia, Emilia, Veneto e Friuli) che raccolgono il 60% dei punti di monitoraggio italiani; particolarmente critica è la situazione in alcune regioni in cui i livelli sono molto più alti di quelli della media nazionale (Toscana e Umbria per le acque superficiale e Lombardia, Friuli e Sicilia per quelle sotterranee).

Una precisazione è relativa alle miscele, che in considerazione della vasta gamma di possibili interazioni chimiche, per lo più sconosciute, e della derivante assenza di adeguate conoscenze sui possibili effetti su uomo e ambiente, risulta di difficile quantificazione sia in termini quantitativi che qualitativi e non può, per motivi evidenti, tenere conto degli effetti cumulativi di più sostanze all’interno di una unica miscela.

Le restrizioni normative, che impongono vincoli sempre più stringenti nell’uso di sostanze chimiche dannose per l’ambiente, ed il crescente sviluppo e diffusione, in parallelo all’agricoltura tradizionale, di quella biologica, ha fatto registrare un sensibile calo nelle vendite generali dei pesticidi con una contrazione complessiva del 12% negli ultimi anni e del 31% per le sole sostanze classificate come tossiche e molto tossiche.

A fronte della diminuzione delle vendite, e quindi della presenza totale di prodotti sul territorio, non corrisponde tuttavia una proporzionale diminuzione delle quantità di contaminanti trovati; in controtendenza, invece, nel periodo di riferimento, la percentuale delle contaminazioni complessiva è salita del 20% per quanto riguarda le acque di superficie e del 10% per quelle sotterranee.

Una parziale spiegazione del fenomeno può essere riconducibile alla maggiore efficacia degli strumenti analitici impiegati per le indagini degli ultimi anni, ma anche all’accumulo di sostanze nel terreno nel corso degli anni, che risulta superiore alla capacità di auto-degradarsi ed alla velocità con cui l’ambiente riesce a smaltirle naturalmente.

Info: comunicato Ispra rapporto pesticidi nelle acque 2016

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