Lo scorso 1 Marzo 2016 il Consiglio Regionale del Piemonte ha discusso e approvato il Piano Regionale Amianto quinquennale per il periodo 2016–2020. Il piano sviluppa una strategia rivolta a ridurre in modo significativo la presenza dell’amianto sul territorio regionale, con particolare riferimento a siti storicamente interessati dal problema e con strumenti che partono da una mappatura completa e precisa della presenza del materiale attraverso un sistema di informazione capillare ai cittadini e che hanno la finalità di smaltirlo in siti di stoccaggio di nuova realizzazione o con metodi alternativi. I punti salienti del programma sono i seguenti.
La Mappatura dell’amianto si articola su due punti salienti, la mappatura dei siti di origine naturale che prevede, in collaborazione con l’Arpa Piemonte, indagini territoriali dettagliate con l’obiettivo di arrivare alla pubblicazione di cartografie e mappe in cui sarà indicata la presenza e la concentrazione delle fibre nel terreno e nelle acque. La seconda fase prevede il coinvolgimento anche di altri enti, quali ASL e municipi, nonché di soggetti privati che collaboreranno alla compilazione di un database digitale sul quale saranno chiamati a identificare la presenza di amianto di origine antropica e che, una volta sviluppato completamente, integrerà l’azione di mappatura geologica restituendo un quadro esaustivo della distribuzione e dell’attuazione dei protocolli di rimozione.
Il passaggio successivo, che comunque verrà intrapreso parallelamente al precedente, ha come obiettivo la bonifica dei siti identificati, dando la priorità agli edifici scolastici e conferendo ai privati la possibilità di avvalersi di servizi centralizzati di raccolta e smaltimento per contribuire alla riduzione dei costi relativi. L’impegno della Regione è quello di richiedere risorse statali rivolte a sostenere i costi per lo sviluppo di un programma di formazione e di qualifica dei soggetti, abilitati alle attività di recupero dei materiali e di valutazione del degrado.
L’Arpa Piemonte svolgerà un ruolo cruciale nella prosecuzione e finalizzazione della bonifica di alcuni siti di interesse nazionale (Balangero, Corio e Casale Monferrato), che già è in corso di attuazione da qualche anno, e quindi avrà un ruolo di coordinamento esecutivo e strategico nella successiva delicata fase di riqualifica del territorio oggetto della bonifica.
Inevitabilmente, è allo studio della Giunta Regionale la ricerca di misure alternative per l’eliminazione dell’amianto, in considerazione della attuale carenza di siti adeguati all’interno dei confini regionali. Al vaglio dei ricercatori ci sono diverse soluzioni, come per esempio l’autorizzazione di impianti che al momento non sono destinati allo smaltimento, l’interramento in cave e miniere dismesse e lo sviluppo di nuove strutture.
L’aspetto dell’informazione e del coinvolgimento della popolazione ricopre un ruolo fondamentale all’interno del Piano; gli strumenti proposti prevedono l’apertura di sportelli tematici e/o di patronati rivolta a promuovere iniziative di informazione sui rischi derivanti dall’esposizione alle fibre di asbesto e sulle corrette misure preventive da adottare per gestire il rischio.
Per una corretta attuazione del Piano sarà quindi necessario dotare gli operatori di competenze specifiche, attraverso un piano di formazione sul tema amianto rivolto a tecnici delle ASL e dell’Arpa, fino ad arrivare alla probabile istituzione di nuove figure di operatori altamente specializzati.
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