Una ricerca presentata recentemente, svolta su un campione di 13 aziende pubbliche (34.800 addetti) e 144 private (98 del settore manifatturiero) della provincia di Bologna, evidenzia le modalità di valutazione del rischio da stress lavoro correlato. Obiettivo dello studio è la stima dello stato di evoluzione nella valutazione del rischio di stress da lavoro, stabilita dalla normativa di riferimento (D.Lgs. 81/2008).
Oggetto della ricerca è stato lo studio della percezione dello stress lavoro correlato da parte dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) e dei Responsabili del Servizio Prevenzione e Protezione (RSPP). Le principali criticità emerse si riferiscono all’invecchiamento, al turnover (carenza di personale con conseguente sovraccarico di lavoro, oppure personale non integrato correttamente con successive sostituzioni repentine) e ai turni di lavoro (specialmente notturni e festivi).
Nel settore della sanità le categorie maggiormente a rischio appaiono quelle relative alle aree: emergenza, chirurgia, oncologia, geriatria e ortopedia. Per le altre tipologie professionali si riscontra stress elevato in operatori call center, sportellisti, agenti di Polizia municipale, conducenti di autobus, verificatori dei titoli di viaggio, assistenti dei servizi sociali, educatrici di asili nido, addetti alla protezione civile e alla security.
Le evidenze empiriche mostrano che gli RLS spesso sono solo formalmente implicati e partecipano concretamente in maniera ridotta. Appare, inoltre, una disomogenea applicazione della normativa: alcune imprese sono ancora in fase iniziale mentre altre, alla fine del percorso, hanno già predisposto misure correttive per le condizioni problematiche individuate.
Infine, viene posto l’accento sull’importanza della partecipazione attiva dei lavoratori che, con un’ottica interna all’organizzazione, sono in grado di rappresentare al meglio la realtà lavorativa, fornendo preziosi punti di vista.
